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SOSTENIBILITA E INVESTIMENTO NELLA RICERCA

Si parla tanto di sostenibilità e in questa estate calda se ne parla ancora di più. Obiettivo importante è il 2030 previsto dall’Agenzia per la coesione territoriale come meta temporale per sviluppare un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, la cosiddetta “Agenda 2030, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi Membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea generale dell’ONU, con 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile”.  Si vedono coinvolti tutti i Paesi e le stesse società, imprese private e pubbliche, operatori dell’informazione e delle ricerca. Tre le dimensioni dello sviluppo sostenibile :  “economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani”.

Ecco che in questo contesto globale, si parla anche di GREEN WASHING, “ecologia di facciata”cioè una strategia di comunicazione che alcune imprese, organizzazioni e istituzioni adottano per comunicare un impegno alle politiche ambientali che in realtà non esiste, ma viene adottata per migliorare la propria immagine dal punti di vista d’impatto ambientale attraendo il consumatore ecosostenibile, ma anche per ottenere i benefici in termini di fatturato perché aumenta il bacino di clientela. Un pratica sanzionata per fortuna in Italia dallo Iap e dall’antitrust.

Andiamo ai fatti: l’industria del cemento sta lavorando per arrivare al 2050 con la neutralità carbonica, ridurre le emissioni di CO2 e fare quel che si fa nel modo più sostenibile possibile. Si tratta di un percorso lungo e impegnativo e richiede molti investimenti e molta tecnologia. Ma gli altri Paesi cosa stanno facendo più dell’Italia? Stanno investendo e l’Italia è allineata dal punto di vista degli investimenti, anche se negli altri Paesi ci sono approcci più razionali ad alcuni temi. In Italia, per esempio, se ne sconta una di queste difficoltà al fine di allinearsi all’Europa. In Italia si potrebbe ridurre dall’oggi al domani di una buona percentuale delle emissioni di CO2, utilizzando al posto dei combustibili petroliferi, che si utilizzano normalmente per fare il cemento, dei combustibili alternativi e cioè quei materiali tipo carte e cartoni non più riciclabili , le plastiche non riutilizzabili che in Italia rappresentano un problema e altrove diventano invece una risorsa. Infatti la Germania riesce a essere un esempio nella sostituzione dei combustibili, considerando che la media europea è il 60 % della sostituzione dei combustibili , in Italia siamo al 20%, il primato è della Germania che era al nostro stesso livello dell’utilizzo dei combustibili alternativi circa 30 anni fa, e cioè erano al 20%, poi hanno deciso di incrementare l’utilizzo di questi materiali sino ad arrivare al 60%.  Questo vuol dire che in 30 anni di esperienza sul campo hanno verificato che l’utilizzo di questi materiali al posto dei combustibili tradizionali è sicuro sia per l’ambiente che per la salute, in Italia invece si è rimasti indietro.

A questo punto, il cosiddetto IMPATTO ZERO è credibile e sino a che punto? È credibile a patto di credere congiuntamente nell’investire. L’obiettivo è il 2050, è necessario investire e fare molta ricerca e sviluppare tecnologie.

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